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Bentornato DOOM

Ventisei anni, pensate quanto è vecchia la storia dei Videogiochi. Nel 1993 Berlusconi faceva l’imprenditore, non esisteva l'Euro e nemmeno Google.

Proprio in quell'anno, veniva alla luce quello che da molti viene considerato il gioco che ha consegnato al grande pubblico uno dei generi videoludici più apprezzati.

Perchè se è vero che ad inventare il concetto di sparatutto in prima persona è stato il mitico Wolfenstein 3D, DOOM rappresenta la definitiva maturazione del genere, la scintilla capace di innescare quel Big Bang videoludico che, a distanza di un quarto di secolo, continua a propagarsi su ogni piattaforma, in mille salse, ma sempre con la stessa formula dell'originale: un'arma posta al centro dello schermo che trasforma il monitor nel campo visivo del giocatore.

Dagli inizi degli anni novanta ad oggi non si contano i nomi importanti che hanno fatto la storia degli FPS: Quake, Unreal, Half Life, Duke Nukem, Medal of Honor, Far Cry,Halo e chi più ne ha più ne metta. Una parabola gigantesca che ci riporta ad oggi, quando id Software e Bethesda ci consegnano un nuovo DOOM, con lo stesso nome, quasi a voler dire: "Eccolo, è tornato".

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Trama?

In una recensione che si rispetti, di solito è questo il punto in cui si inizia a parlare della trama del gioco. Lo faremo anche in questa, ma sarà un paragrafo abbastanza breve.

Se i capitoli precedenti non hanno certo brillato per la profondità della storia raccontata, il nuovo DOOM non ci pensa proprio a fare da eccezione.

Il giocatore impersona il marine cazzutissimo di turno che deve affrontare e fermare la psicopatica malvagia di turno che sta cercando di riversare nell'aldiquà i demoni di interi gironi infernali dell'aldilà. In realtà in parte ci è già riuscita, e quelli che hanno già attraversato il portale sono proprio i demoni che cercheranno in tutti i modi di farvi la pellaccia nel vostro cammino verso la vittoria finale. Fine della storia.

Quasi completamente privo di scene di intermezzo, DOOM si racconta con i classici registri collezionabili che abbondano di informazioni su armi, ambienti ed in generale sull’universo in cui vi trovate, oltre a delle righe di dialogo via radio con uno strano scenziato, che definire dialogo è già troppo, visto che è quasi sempre lui a parlare.

Se state cercando un titolo con una storia degna di essere definita tale, allora girate alla larga: DOOM è ben altro.

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Azione FPS pura

DOOM riesce perfettamente ad incarnare l’essenza degli sparatutto di una volta consentendo di assaporarla come cioccolato finissimo che si scioglie in bocca. Niente fronzoli: con le armi che man mano troverete nelle varie locations visitate, dovrete farvi strada attraverso il livello liberando le zone infestate dai nemici.

Nessun dialogo tedioso, nessuna sessione stealth in cui fare i Solid Snake. Solo pura azione sparatutto intervallata esclusivamente dalle fasi in cui si cerca la strada per accedere alla zona successiva del livello.

Questo DOOM, infatti, abbandona l’impostazione dello sparatutto vecchia scuola in cui sostanzialmente si può andare solo avanti o indietro, proponendo dei livelli strutturati come arene grandi ed intricate che si sviluppano su più piani. Trovando le apposite chiavi di accesso man mano sbloccherete nuove aree della mappa / missione, fino ad arrivare all’uscita che vi porterà al capitolo successivo.

In ogni livello ci sarà un’alternanza abbastanza marcata tra le sparatorie furibonde nelle aree popolate dai nemici, e le fasi esplorative in cui il giocatore ha la possibilità di perlustrare per bene la mappa alla ricerca di munizioni e dei tanti oggetti da raccogliere. Le due fasi sono sempre ben distinte, tanto che una voce “fuori campo” avvisa prima quando viene rilevata una “presenza demoniaca” e dopo quando questa è stata completamente debellata.

Questo genera una certa andatura a singhiozzo che può anche dare fastidio a qualcuno, ma se si considera la mole di oggetti da raccogliere presente in ogni livello e l'importanza che questi ricoprono nell'economia di gioco, allora si capisce che probabilmente si tratta di una scelta dettata dal modo in cui è impostato il gioco.

 

Non chiamateli collezionabili, please...

Scostandosi dalla maggior parte dei giochi attuali, in DOOM i collezionabili non rappresentano un semplice vezzo per completisti, ma la maggior parte di essi costituisce l’unico mezzo per potenziare le armi e l’armatura del personaggio.

Senza raccogliere i “droni” non potrete sbloccare le modalità di fuoco secondario delle armi, senza raccogliere le celle Argent non potrete aumentare la salute del personaggio o la quantità di munizioni trasportabili, senza ritrovare i corpi delle guardie elite non potrete sbloccare nuove funzioni della tuta. Insomma, il potenziamento del personaggio non è strettamente legato alla quantità di nemici uccisi, al contrario dipende in buona parte da un’esplorazione completa e metodica dei livelli, senza la quale avreste la metà (forse anche meno) dei potenziamenti disponibili.

Nel lavoro di esplorazione potrete fare affidamento alla geniale mappa tridimensionale che risulta praticamente indispensabile, fatta così bene che ogni gioco dovrebbe averne una così...

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Feeling di gioco e nemici

Come già detto DOOM è un First Person Shooter senza mezzi termini, dove a contare principalmente è l’abilità del giocatore nel centrare velocemente il bersaglio ed evitare l’intenso fuoco nemico. In un gameplay incredibilmente frenetico, bisogna affrontare demoni di ogni tipo, ognuno con armi e attacchi particolari, altra prova che dimostra come in questo gioco ci sia lo scontro a fuoco al centro di ogni cosa. Le celle di salute non scarseggiano, ma non fatevi illusioni, in men che non si dica vi ritroverete a corto di energia e scoprirete quindi un’altra particolarità di questo gioco.

La vita non si ricarica gradualmente se vi nascondete in un angolo ad aspettare buoni buoni, anche con la salute al minimo dovrete muovervi e cercare le celle blu che la ripristinano, oppure effettuare un’esecuzione, ovvero un attacco corpo a corpo su un nemico che avete lasciato barcollante dopo averlo farcito di piombo.

Considerato che nel bel mezzo delle battaglie i nemici sono certamente più abbondanti rispetto alle celle blu depositate a terra, ecco che le esecuzioni diventano un fattore cruciale del gameplay, forse anche troppo. Perchè pur essendo abbastanza varie e di “impatto”, ad un certo punto possono iniziare a stancare, stesso discorso per l’utilizzo della motosega che offre un rapido rifornimento di munizioni, anche se con quella, probabilmente, ci impiegherete un pò di più a stancarvi.

Se siete curiosi di un confronto con il suo predecessore Doom 3, sappiate che manca del tutto la tensione che si avvertiva girando nei corridoi stretti e bui del precedente capitolo. Nel nuovo DOOM, infatti, sarà tutto un fraggare e perlustrare, impostazione che ovviamente sacrifica l’aspetto psicologico. L’altra differenza importante rispetto al precedente capitolo è la non linearità dei livelli: il giocatore può decidere di esplorarli in lungo e in largo prima di andare avanti, anche perchè questa volta i miglioramenti di armi e armatura dipendono quasi interamente da questo.

 

In breve

Il giudizio complessivo sul nuovo lavoro di ID Software e Bethesda è più che positivo. DOOM piacerà agli amanti degli sparatutto in prima persona, ancora di più agli appassionati di FPS vecchia scuola, risultando ben bilanciato, diretto e senza troppi pensieri.

Non ci sono aspetti capaci di portare i fan a gridare al tradimento, in quanto questo nuovo DOOM presenta tutti i tratti caratteristici della serie al loro posto: bisogna sparare tanto, sparare bene e muoversi il più velocemente possibile. I puristi potrebbero storcere il naso a causa delle pause che inevitabilmente si creano tra una battaglia e l’altra ma, come spiegato nel corso della recensione, queste sono totalmente funzionali al sistema di gioco.

DOOM rimane un concentrato d’azione, adrenalinica e avvincente che porta il giocatore al centro di scontri furibondi in cui la preoccupazione principale è scaricare a bersaglio un'imponente potenza di fuoco. Consigliato a qualsiasi videogiocatore che non abbia litigato pesantemente con gli FPS.

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